Assicurazioni e Antitrust: i cattivi pensieri delle Compagnie.

 gr2007062901877Della lettera inviata dal Presidente dell’AGCM ai Presidenti di Camera, Senato e del Consiglio, nonchè al Ministro dello Sviluppo Economico, in merito alla inopportunità degli emendamenti n.12.1 e 12.2 al DDL n.195,  ho già riportato in un post precedente il relativo Comunicato Stampa.

Tra i pochi tentativi precedentemente fatti per resistere alle voglie di modifica degli effetti dei provvedimenti cosiddetti Bersani quello dell’Antitrust è, come sempre succede, il più efficace e autorevole. E’ anche quello che permette agli argomenti di cui si occupa di raggiungere il massimo livello di visibilità possibile.

Viene messo in discussione un blocco di interessi delle Compagnie di assicurazione di casa nostra, verso il quale è stata alzata da tempo una barriera a difesa dei passati privilegi e di contrasto totale verso ogni ipotesi di loro azzeramento.

Pronta la replica dell’ANIA  attraverso il seguente COMUNICATO STAMPA (del quale ho liberamente evidenziato alcuni passaggi) che da oggi sembra, tra l’altro,  cancellato dal sito della associazione delle Imprese.

 

ANTITRUST: COMMENTO DEL PRESIDENTE ANIA FABIO CERCHIAI ALLA SEGNALAZIONE DELL’ANTITRUST

Roma, 6 febbraio 2009

“I timori dell’Autorità Antitrust in termini di limitazione della concorrenza, nell’ipotesi in cui venisse modificata la disciplina introdotta dai decreti Bersani sul diritto di esclusiva agenziale e di possibilità per il consumatore di stipulare anche contratti di assicurazione pluriennali, non rispondono alla realtà dei fatti.

Credo che il primo interesse dei consumatori sia la più ampia libertà di scelta e che possibili sconti sui prezzi e la garanzia di copertura per più anni possano ben spiegare e giustificare l’interesse e la convenienza per i consumatori ad assumere consapevolmente un impegno contrattuale oltre l’anno. Ciò, in particolare, in settori quali l’assicurazione sulla salute.

Per quanto poi attiene il divieto di monomandato, è ormai verificato che la sua introduzione ha determinato, come era inevitabile, un aumento dei costi di distribuzione.

L’aumento dei costi non è, e non può mai essere, a prescindere da ogni ragionamento teorico, nell’interesse dei consumatori.  

Non è un caso che il divieto di monomandato non è mai stato previsto, né lo è ora, nella legislazione di alcun paese al mondo.”  

 Ancora una volta si tenta, e con scarso esito, di dare spiegazioni sostanzialmente non motivate alla ostinata resistenza verso la introduzione del plurimandato obbligatorio e della rescindibilità annuale delle polizze Rami Elementari.

Si chiama in soccorso l’appello demagogico alla impossibilità che avrebbero i consumatori di contrarre polizze a protezione del “rischio salute” poliennali, e quindi di acquistare una “garanzia sociale”.

Nella stessa maniera si demonizza la impossibilità che deriverebbe sempre agli assicurati di contrarre polizze almeno quinquennali, ottenendone  in cambio uno sconto sul premio da pagare.

Ancora una volta si vede la oggettiva realtà capovolta.

E’ la mobilità del cliente nell’utilizzare una corrispondente mobilità contrattuale, per risparmiare in un contesto efficacemente competitivo, la vera opportunità che viene offerta dalla liberalizzazione del mercato. E lo stesso ragionamento vale per il rapporto tra assicurato e agente plurimandatario, con il quale il cliente può scegliere tra diversi fornitori senza cambiare necessariamente il suo Intermediario, primo fornitore di “fiducia”.

E poi, una volta per tutte, le Compagnie dovrebbero spiegare perchè, secondo la loro interpretazione, la formula “liberalizzazione del mandato=maggiori costi di distribuzione” debba essere accettata.

Esposta così, la questione, agli occhi dei consumatori, sembra essere unicamente determinata dal fatto che per trattenere, o attrarre, agenti plurimandatari sia necessario pagare provvigioni maggiori.

Fanno certamente una scarsa figura le Compagnie, che in questo modo autocertificano che offrire servizi e prodotti migliori è una eventualità da non considerare. Aggiungono un ulteriore elemento di discutibilità, facendo credere alla opinione dei consumatori che gli agenti sono solamente dei mercenari di provvigioni e non di buona qualità!

Il vittimismo, in un mercato dove ognuno può meritarsi di essere protagonista, non è certamente la scelta vincente.

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