Ho controllato oggi i dati aggiornati del RUI.
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sez.A persone fisiche 30.474
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sez.B persone fisiche 2.899
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sez.C produttori diretti 15.188
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sez.D società 730
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sez.E persone fisiche 139.271
Totale di tutte le sezioni: 187.832
Sono cifre che confermano numeri importanti, equiparabili agli abitanti di un medio capoluogo di provincia. Ma questi numeri rappresentano una altrettanto importante identità, capace di accomunarli tra di loro, e soprattutto di rappresentarli quale importante e riconoscibile tassello economico del nostro Paese?
Personalmente credo che sia ancora lungo il cammino da fare per superare le barriere di individualismo professionale che lo caratterizzano, anche se il tempo per adeguarsi competitivamente alle nuove regole si sta via via riducendo.
Soffermiamoci per ora solamente su uno dei tanti aspetti che queste cifre sottolineano, la formazione. Limitiamoci a quella riferita alle 30 ore annuali di aggiornamento futuro: stiamo considerando 187.102 teste per un totale di 5.613.060 ore di formazione annuale da erogare.
Questa è la realtà dell’adempimento obbligatorio da assolvere da parte degli iscritti al RUI e da controllare da parte dell’ISVAP.
Altrettanto personalmente non ho ancora la percezione che questo sistema stia per mettersi in moto, nè tantomeno che si stia consolidando una classe professionale in grado di mettere da parte le rivendicazioni e insofferenze di taglio impropriamente sindacale che hanno sino ad oggi connotato la sua immagine, per esprimere innovazione e consapevole protagonismo professionale e imprenditoriale.